VULCANO IJEN
fiamme blu e nuvole di zolfo: l’inferno dantesco è qui
La salita lungo le pareti del vulcano, la discesa nel cratere, le maschere sul viso per il fortissimo odore di zolfo, le fiamme blu, l’alba pazzesca sul lago acido azzurro…benvenuto all’Ijen
L’alba all’Ijen
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Dopo la visita all’alba del Bromo (leggi qui la storia), torniamo a Probolingo. Ho un leggero fastidio allo stomaco e temendo il peggio mangerò solo riso bianco per pranzo e cena. Fortunatamente è stato un falso allarme.
Con altre 4 / 5 ore di viaggio con un pulmino in cui l’aria condizionata andava solo davanti (e fortunatamente ero proprio lì) e che arrancava in salita, tra foreste, sali e scendi e piccoli villaggetti, arriviamo in una valle dove troviamo l’ostello e 6 o 7 casette. Sembrava un po’ una di quelle colonie degli anni ‘80, con campi da tennis e attrezzature per far giocare i bambini.
Ci dicono che c’è una cascata a 10 minuti e ovviamente non mi faccio mancare la visita, anche se non ne valeva la pena. Nel ritorno scopro anche che ci sono delle terme, ma non sono molto invitanti.
La cascata vicino all’ostello
L’ostello funziona col turismo organizzato all’Ijen, quindi è perfettamente organizzato sul tutto. Cena h 18 con un gruppo di italiani simpatici, e poi a letto alle 19; dormivo con una ragazza tedesca e un’altra di cui non ricordo la nazionalità, incrociando le dita per il mio stomaco che non giocasse brutti scherzi.
Drin Drin, ore 00:00 suona la sveglia (sì, a mezzanotte), una sciacquata al viso, prendo lo zaino e si va. La colazione è d’asporto, ma non voglio rischiare e non mangio niente per il momento.
In 20 minuti raggiungiamo il parcheggio da cui poco dopo, e tra un venditore e l’altro di mascherine e torce, avremmo iniziato 1h30 di salita, verticale al buio e a ritmo spedito con altri italiani. Ci hanno divisi in vari gruppi, e ciascun gruppo aveva la propria guida
La salita al Vulcano Ijen
Camminando sulle prime salite noto degli strani carretti. Qui penso di aver visto il lavoro più faticoso al mondo, ovvero uomini che a mano spingevano sù per la montagna carretti con su la gente, una sorta di taxi umano che ti porta sù se non hai voglia di camminare; vedere questi uomini in quella condizione mi ha fatto partire per la mente una grossa serie di pensieri….
Non ho visto nessuno usufruire di questo servizio, ad ogni buon conto. Tu dirai per fortuna (vero da un lato), ma forse loro no visto che non guadagnano se nessuno sfrutta il servizio “human taxi”.
Già al parcheggio si sentiva l’odore di zolfo nell’aria, ma da metà salita in sù mi sono messo la maschera per filtrare l’aria che respiravo, visto che non è per nulla salutare lo zolfo.
La maschera sull’Ijen è d’obbligo
La discesa nel cratere
Giunto in vetta verso le 2am, e con un odore molto forte, ci si mette in fila per iniziare a scendere nel cratere, attraverso una stradina tra le rocce. Tempo massimo di permanenza sul fondo, 1h dice la guida. Se non siete agili nei movimenti, non ci andate, è abbastanza tosta. I minatori vi chiederanno di lasciargli spazio per passare…portano sulle spalle due ceste e scendono in ciabatte, senza maschera.
La cosa che mi ha colpito è che sembrava di essere ad una fiaccolata, con tutte le luci che dall’alto andavano in basso, giù nel cratere.
In fila per scendere nel cratere dell’Ijen
Dopo una ventina di minuti, sono quasi alla base, e facendomi strada tra le persone, raggiungo le fiamme blu, Blue Fires, la vera attrazione dell’Ijen.
La situazione è molto suggestiva: maschere sul viso a causa dell’odore fortissimo di zolfo, nuvole di zolfo, fiamme blu, rocce tutt’intorno….sembra di essere all’inferno con queste fiamme giganti che si muovono azzurre davanti agli occhi di noi spettatori increduli ed estasiati.
Le fiamme blu “blue fires” dell’Ijen
Mi avvicino ulteriormente, noto che alcuni minatori non hanno la maschera, e tossiscono in una maniera molto brutta e addirittura fumano sigarette. L’odore di zolfo è molto forte.
Colpo di scena
Ad un certo punto cambia la direzione del vento e la grossa nuvola di zolfo viene verso di me. Ho 1 secondo per girarmi, alzare il collo della felpa e della giacca sopra la maschera e chiudere gli occhi, prima di venire avvolto per 2 secondi in una nuvola di zolfo irrespirabile.
Il cuore accelera d’improvviso alla sensazione di non poter respirare, e mi spavento a morte. Gli occhi bruciano. Nella mia mente sta suonando il campanello d’allarme. Inizio a farmi largo tra la gente per risalire. Nella foga perdo anche una lente della videocamera. Inventandomi sentieri inesistenti, in 15 minuti sono in vetta, con maschera sempre in volto…avrò avuto i battiti a 200bpm. Comincio un attimo a rilassarmi e ritornare lucido…sono uscito dall’inferno.
In vetta c’è un minatore che gioca a far sollevare la propria cesta con le lastre di zolfo, che si è portato sù a mano dal fondo del cratere. Ho provato ad alzarla e oltre qualche centimetro non sono riuscito: pesantissima, ma veramente! Molta gente ci prova senza nemmeno riuscire a staccarla da terra. Ci fa vedere il minatore la tecnica, e “agevolmente” riesce a sollevarla, nonostante il fisico minuto.
La pesantissima cesta piena di zolfo dei minatori
L’alba sul Vulcano Ijen
È quasi tempo per l’alba, quindi ci muoviamo sulla cresta del vulcano per andare un po’ sulla destra e vedere anche la vallata di fianco.
Ore 5:45 il sole sorge, e lo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi è qualcosa di pazzesco. Alla mia destra il sole che illumina i fili d’erba e gli arbusti, dandogli una colorazione dorata con tutte le sfumature del giallo e dell’arancione. Girando poi la testa verso sinistra, il grande lago acido la fa da padrone, col suo azzurro ghiaccio.
Uno spettacolo stupendo.
L’alba pazzesca sull’Ijen
Direzione isola di Bali
Fatte le foto e i video del caso, verso le 6 30 iniziamo a scendere a valle e in un’oretta giungiamo al parcheggio. Finalmente posso fare colazione e rilassarmi un attimo.
Dopo esserci divisi in gruppi in base alla destinazione finale, sono sul pulmino per andare in direzione Ketapang, dove prenderò un traghetto per arrivare a Gilimanuk sull’isola di Bali. L’attraversata dura 1 ora circa, ed è stata piacevole vista l’arietta fresca che si aveva sulla barca. Curioso che durante tra navigazione cambi il fuso orario, +1h rispetto a Jawa.
Toccata la terraferma io e altre 60 persone saliamo su un bus da 50. Risultato: qualcuno dovrà sedersi in braccio al proprio compagno e altri per terra nel corridoio. Motivo per cui ti consiglio sempre di essere tra i primi a salire su bus, navi, ecc.
Dopo 4h di bus ci fermiamo e l’autista dice che per chi deve andare a Ubud è molto più veloce prendere il taxi da lì anzichè andare a Denpasar alla meta finale e poi muoversi a Ubud. La mia destinazione non è Ubud ma Kuta, e guardando rapidamente il tragitto mi conviene fare gruppo con altri 2 ragazzi e dividere un taxi Grab (non i taxi che erano lì).
(Fai sempre attenzione a non farti fregare….in questo caso probabilmente l’autista del bus aveva un accordo coi taxisti)
Dopo un’altra oretta e mezza arrivo esausto all’hotel. Doccia ed esco a cena in un ristorante poco vicino all’hotel: sono totalmente solo e ordino 2 polli, e la cameriera si stupisce: era da 12h che non mangiavo.
Concludo la cena con gli occhi che si chiudono sul piatto. Vado a dormire, credendo di essere in giro da 300 ore
Gli ultimi 3 giorni sono stati estremamente provanti: sabato mattina sveglia alle 4:45 per fare KarimunJawa – Jepara. Domenica mattina sveglia ore 2 per il Bromo. E lunedì mattina sveglia alle 00 per l’Ijen.
Sono stanchissimo ma molto molto felice, quello che ho visto in questi 2 giorni non sono cose che si vedono tutti i giorni, ma vere e proprie occasioni da cogliere…e così ho fatto.
L’indomani mi sveglio alle 11 con la pioggia (sì, pioveva, l’unica volta in tutta la vacanza) e abbastanza riposato.
Ore 16 sono di nuovo in viaggio per l’isola di Flores, dove un mare pazzesco e gite sull’isola leggendaria di Komodo a vedere i varani renderanno il tutto speciale.